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- La corte usa nega il copyright all'arte ia senza input umano.
- Stephen Thaler ha richiesto il copyright per l'opera creata da DABUS nel 2018.
- L'ufficio copyright ha respinto la richiesta nel 2022, serve un autore umano.
- La sentenza potrebbe scoraggiare investimenti in un campo "criticamente nuovo".
- La corte d'appello: la legge sul copyright richiede un essere umano.
La Corte d’Appello USA nega il copyright all’arte generata dall’IA
La Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia ha confermato martedì che un’opera d’arte generata dall’intelligenza artificiale senza input umano non può essere protetta da copyright secondo la legge statunitense. La decisione, che fa eco a precedenti sentenze dell’Ufficio del Copyright degli Stati Uniti, sottolinea la necessità di un autore umano per la protezione del copyright. Il caso in questione riguardava un’immagine creata dal sistema di IA “DABUS” di Stephen Thaler.
La battaglia legale di Stephen Thaler
Stephen Thaler, residente a St. Charles, Missouri, aveva richiesto nel 2018 il copyright per “A Recent Entrance to Paradise”, un’opera d’arte visiva che, a suo dire, era stata creata dal suo sistema di IA. L’Ufficio del Copyright respinse la sua domanda nel 2022, affermando che le opere creative devono avere autori umani per essere soggette a copyright. Un giudice del tribunale distrettuale federale di Washington ha confermato la decisione nel 2023, sottolineando che l’autorialità umana è un “requisito fondamentale del copyright” basato su “secoli di comprensione consolidata”. Thaler, tramite il suo avvocato Ryan Abbott, ha espresso forte disaccordo con la sentenza e ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso.
Implicazioni per l’industria dell’IA generativa
La decisione della Corte d’Appello rappresenta l’ultimo tentativo da parte dei funzionari statunitensi di affrontare le implicazioni del copyright della rapida crescita dell’industria dell’IA generativa. L’Ufficio del Copyright ha precedentemente respinto le richieste di copyright da parte di artisti per immagini generate dal sistema di IA Midjourney. Gli artisti avevano sostenuto di avere diritto al copyright per le immagini create con l’assistenza dell’IA, a differenza di Thaler, il quale sosteneva che il suo sistema “senziente” avesse creato l’immagine nel suo caso in modo indipendente. Thaler aveva avvertito che la sentenza avrebbe scoraggiato gli investimenti e il lavoro in un campo in via di sviluppo “criticamente nuovo e importante”.

Il requisito dell’autorialità umana
Il giudice del circuito statunitense Patricia Millett, scrivendo per una giuria unanime di tre giudici, ha affermato che la legge sul copyright degli Stati Uniti “richiede che tutte le opere siano create in prima istanza da un essere umano”. La corte d’appello ha aggiunto che “poiché molte delle disposizioni del Copyright Act hanno senso solo se un autore è un essere umano, la migliore interpretazione del Copyright Act è che l’autorialità umana è richiesta per la registrazione”. Questa interpretazione si basa sulla convinzione che l’intenzionalità creativa, un elemento fondamentale dell’arte, possa derivare solo da un essere umano.
Quale Futuro per la Creatività AI?
La sentenza della Corte d’Appello solleva interrogativi cruciali sul futuro della creatività AI e sulla sua protezione legale. Sebbene l’IA possa generare opere visivamente impressionanti, la mancanza di un autore umano riconosciuto pone sfide significative per il sistema di copyright esistente. La decisione potrebbe incentivare lo sviluppo di sistemi di IA che collaborino più strettamente con gli esseri umani nel processo creativo, al fine di soddisfare i requisiti di autorialità stabiliti dalla legge.
Riflessioni sull’Automazione e la Creatività
Amici, parliamoci chiaro: questa sentenza ci ricorda che, per ora, la legge sul copyright considera l’intenzionalità umana un ingrediente essenziale per la creazione artistica. In termini di automazione, questo significa che, per quanto sofisticati siano i nostri algoritmi, il tocco umano resta fondamentale per conferire valore legale e artistico a un’opera.
Una nozione base di automazione ci dice che possiamo delegare compiti ripetitivi e meccanici alle macchine, liberando tempo e risorse per attività più creative. Ma una nozione avanzata ci spinge a riflettere su come integrare l’IA nel processo creativo, non come sostituto dell’artista, ma come strumento per amplificarne le capacità.
Questa sentenza ci invita a chiederci: cosa significa veramente “creare”? È sufficiente generare un’immagine tecnicamente perfetta, o è necessario un atto di volontà, una visione, un’emozione che solo un essere umano può infondere? La risposta a questa domanda plasmerà il futuro della creatività nell’era dell’intelligenza artificiale.