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- 61% degli italiani ha Spid, pari a 36,4 milioni di adulti.
- Cie posseduta da 39,3 milioni, ma solo 4 milioni usano CieID.
- Aumento Cie del 23%, Spid solo +9%, rallentando l'obiettivo PNRR.
## Identità Digitale in Italia: Crescita, Sfide e l’Avvento del Digital Identity Wallet
L’identità digitale in Italia sta attraversando una fase di profonda evoluzione, caratterizzata da una maggiore diffusione del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) e della Carta d’Identità Elettronica (CIE), ma anche dall’insorgere di nuove problematiche e dall’affermazione del concetto di Portafoglio di Identità Digitale. Il contesto è dinamico, con enti pubblici e aziende private impegnati nella sperimentazione di soluzioni all’avanguardia.
## SPID e CIE: Numeri e Tendenze Attuali
Ad oggi, il 61% dei cittadini italiani ha attivato SPID, corrispondente a 36,4 milioni di adulti (il 73% degli individui con più di 18 anni) e 13mila minorenni. La Carta d’Identità Elettronica (CIE) è posseduta da 39,3 milioni di persone residenti in Italia. Ciononostante, l’impiego della versione dematerializzata della CIE, resa disponibile tramite l’app CieID, permane circoscritto a soli 4 milioni di utilizzatori.
Se da un lato l’emissione di CIE ha mostrato un incremento del 23% nell’arco di dodici mesi, dall’altro SPID pare aver raggiunto una fase di stabilità, con una percentuale di incremento più modesta: +9% da gennaio a novembre 2023, se paragonato al +23% del 2022. Tale flessione fa sorgere dubbi sulla fattibilità di conseguire l’obiettivo stabilito nel PNRR di 42,3 milioni di identità digitali entro giugno 2026.
Un paragone a livello globale evidenzia come nazioni come Svezia e Norvegia, dotate di sistemi di identità digitale già ben radicati, raggiungano circa l’80% della popolazione. In paesi con caratteristiche simili all’Italia, la spinta derivante dalla pandemia sembra essersi affievolita, con aumenti più contenuti.

## Verso il Digital Identity Wallet: L’IT Wallet Italiano
Pur con le difficoltà esistenti, l’Italia sta delineando il proprio percorso verso il Digital Identity Wallet, con la pianificazione dello sviluppo del progetto IT Wallet. Tale portafoglio digitale dovrebbe costituire un’estensione dell’applicazione IO, accessibile mediante SPID e CIE, e racchiudere in un primo momento la tessera sanitaria e la tessera della disabilità.
In ambito europeo, si è conclusa la discussione sugli aspetti normativi del regolamento eIDAS 2.0.
A livello comunitario, si è conclusa la fase di negoziazione riguardante gli aspetti regolamentari di eIDAS 2.0, che comporterà la realizzazione dell’European Digital Identity Wallet, prevista non prima del 2026. Si sta procedendo con la redazione dell’Architecture Reference Framework, che definirà standard uniformi per la realizzazione di portafogli digitali nazionali interoperabili.
Alcuni Stati membri hanno già intrapreso un percorso di transizione verso il modello del Digital Identity Wallet, come ad esempio la Francia con l’app France Identité e la Grecia con Gov.gr Wallet. Anche operatori privati, come le BigTech, stanno integrando le credenziali di identità digitale nei propri wallet.
## La Prospettiva degli Utenti e il Ruolo dei Privati
I cittadini italiani hanno acquisito familiarità con SPID e CieID, con circa 2 utilizzatori su 3 che possono essere definiti “utenti medi”. Ciononostante, il loro impiego è per lo più vincolato ai servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione, mentre gli utilizzatori aspirerebbero a poter usufruire di questi sistemi anche in contesti privati.
Tuttavia, il suo utilizzo è ancora prevalentemente legato ai servizi offerti dagli enti pubblici, malgrado i cittadini esprimano il desiderio di poterlo impiegare anche in contesti privati.
Poco più di un utente su 3 si avvale già di un’app di wallet, ma il suo impiego non è ancora del tutto radicato nelle abitudini quotidiane. All’incirca la metà degli utenti si dichiarerebbe favorevole a memorizzare la carta d’identità, la tessera sanitaria o la patente di guida in un wallet protetto.
Praticamente la metà degli utenti si direbbe favorevole a salvare in un portafoglio digitale protetto i propri documenti, tra cui la carta di identità, la tessera sanitaria e la patente.
In questo scenario, i soggetti privati sono impegnati in attività di sperimentazione in svariati settori, dai wallet sviluppati dalle BigTech alle soluzioni proposte dal mondo finanziario. È essenziale che Stati e privati definiscano il proprio ruolo in un ecosistema in continua evoluzione, dando vita a un modello di identità digitale che apporti valore all’utente.
## Oltre l’Adozione: Sicurezza, Standard e il Rischio “Slop”
La diffusa adozione di SPID e CIE rappresenta un progresso, ma non è sufficiente. La vera sfida consiste nel garantire la sicurezza e l’interoperabilità dei sistemi di identità digitale. La standardizzazione, promossa da eIDAS 2.0, è di fondamentale importanza per la creazione di un ecosistema europeo di identità digitale.
Tuttavia, esiste un rischio da non sottovalutare: l’ondata di “slop” che sta invadendo l’open source. Così come il costo irrisorio di SMS, email e telefonate ha generato lo spam, la facilità di produrre codice di bassa qualità con l’intelligenza artificiale potrebbe inondare i repository open source. Questo potrebbe compromettere la sicurezza e l’affidabilità dei sistemi di identità digitale, rendendo più difficile la manutenzione e l’individuazione di vulnerabilità.
È necessario un approccio critico e consapevole, che tenga conto dei rischi e delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie. L’identità digitale è un bene prezioso, e va protetta con la massima attenzione.