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- Dimissioni del segretario generale dopo l'inchiesta di Report.
- Richiesta interna del 4 novembre 2025 per estrazione massiva dati.
- Dirigente IT respinge l'ordine per violazione della privacy.
## Dimissioni al Garante della Privacy: Un terremoto istituzionale
Il Garante per la protezione dei dati personali è scosso da un evento inatteso: le dimissioni del segretario generale, Angelo Fanizza. La decisione giunge in un momento di forte tensione interna, a seguito di un’inchiesta giornalistica che ha sollevato dubbi sull’indipendenza e la gestione dell’Autorità.
La vicenda ha avuto origine da un’indagine condotta dalla trasmissione “Report”, che ha evidenziato possibili conflitti di interesse e legami tra alcuni membri del collegio del Garante e figure politiche. In particolare, sono stati messi in discussione i rapporti di Agostino Ghiglia con Fratelli d’Italia, di Guido Scorza con il Movimento 5 Stelle e del presidente Pasquale Stanzione con ambienti vicini all’ex ministro Gennaro Sangiuliano.

## La richiesta controversa e la reazione interna
La situazione è precipitata quando è emersa una richiesta interna, datata 4 novembre 2025, a firma di Fanizza, indirizzata al responsabile della sicurezza informatica. In questa comunicazione, il segretario generale chiedeva l’estrazione massiva di dati relativi all’attività informatica dei dipendenti, inclusi email, accessi VPN e cartelle condivise. L’obiettivo, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato quello di individuare la “talpa” che aveva fornito informazioni alla stampa.
La richiesta ha suscitato una forte reazione da parte dei dipendenti, che hanno denunciato l’illegittimità della misura e ne hanno chiesto l’immediato ritiro. Il dirigente della sicurezza informatica, Cosimo Comella, ha formalmente respinto l’ordine, sottolineando come esso configuri una violazione della privacy e delle normative vigenti.
## Il Garante prende le distanze
Di fronte alla crescente polemica, il collegio del Garante ha dichiarato la propria estraneità alla vicenda, affermando di non essere stato informato della richiesta di Fanizza e ribadendo il proprio impegno al rispetto della privacy dei dipendenti. Tuttavia, questa presa di posizione non è stata sufficiente a placare le polemiche, e l’assemblea dei lavoratori ha chiesto all’unanimità le dimissioni dell’intero collegio. Il giorno dieci ottobre duemilaventicinque segna l’inizio della carica assunta da Fanizza; applaudita è stata la sua ascesa grazie all’esperienza maturata nel TAR del Lazio e alla professione accademica ricoperta. Inizialmente previsto fino al ventinove luglio duemilaventisette, il suo incarico si interrompe però in maniera drammatica.
## Conseguenze e prospettive future: Verso una nuova era di trasparenza?
L’abbandono da parte di Angelo Fanizza costituisce un episodio cruciale tanto per il Garante della Privacy quanto per l’intero sistema dedicato alla salvaguardia dei dati personali italiani. Questo sviluppo suscita interrogativi circa trasparenza, indipendenza, oltre ad evidenziare le problematiche gestionali all’interno dell’Autorità stessa; ciò rende evidente quanto sia urgente potenziare le strutture tese al controllo e alla tutela delle normative vigenti.
Tuttavia, tale crisi potrebbe dare origine a una profonda riflessione su competenze specifiche e obiettivi principali del Garante; senza dubbio sarà vitale delineare nuovi approcci volti alla protezione della privacy degli individui nell’attuale contesto digitale. È imperativo assicurarsi che le prossime configurazioni istituzionali possano esercitare funzionalità completamente autonome mentre mantengono uno standard elevato nella loro neutralità, cosicché sia possibile conservare autentici livelli d’affidabilità insieme all’efficacia medesima dello stesso organismo tutore. Riflettiamo per un momento insieme: l’automazione nei processi di vigilanza rischia di assumere contorni inquietanti se non è guidata da principi etici e da una dovuta trasparenza. È fondamentale che si comprenda come questo fenomeno debba servire le esigenze umane e non viceversa. A questo proposito emerge la nozione sofisticata di accountability algoritmica, la quale sottolinea l’importanza della chiarezza nel funzionamento dei sistemi automatizzati; questi devono poter fornire spiegazioni riguardo le proprie decisioni ed essere tenuti responsabili per gli esiti delle stesse. Solo attraverso questa prassi possiamo sperare di impedire che l’automazione si trasformi in un’arma a doppio taglio. Facciamo attenzione.








