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Allarme zalando: batosta ue sui contenuti digitali, cosa cambia?

Zalando perde la battaglia legale contro la Commissione Europea: cosa significa per l'e-commerce e la lotta ai contenuti illeciti online? Scopriamolo insieme.
  • Zalando perde la causa sul DSA, rafforzando il ruolo dell'UE.
  • Il DSA si applica a piattaforme con oltre 45 milioni di utenti.
  • Il Tribunale UE ha confermato 83 milioni di utenti attivi per Zalando.

## Zalando Inciampa Legalmente: Ripercussioni sulla Normativa Digitale in Europa

La prestigiosa azienda operante nel settore della moda digitale, Zalando, ha affrontato un notevole ostacolo giuridico mercoledì scorso. Ha infatti perso una causa riguardante le direttive europee sui contenuti digitali illeciti. Tale evento rappresenta un rafforzamento delle azioni intraprese dai regolatori del settore tecnologico dell’UE nel richiedere alle piattaforme web una maggiore assunzione di responsabilità riguardo alla gestione dei materiali problematici o vietati dalla legge. L’esito della questione è stato sancito dal Tribunale dell’Unione Europea.

L’azienda tedesca, considerata leader nel mercato europeo delle vendite online del settore moda, ha deciso il ricorso legale nei confronti della Commissione Europea, in seguito alla sua attribuzione dello status VLOP (piattaforma molto grande) secondo i dettami del recente Decreto sui Servizi Digitali (DSA). Questo nuovo categorizzare implicava l’obbligo per Zalando ad adeguarsi a requisiti normativi analoghi a quelli già imposti ai big tech come Google e Meta Platforms.
Adottato ufficialmente nell’agosto 2023 per le realtà virtuali che vantano oltre 45 milioni d’utenza mensile attiva, il provvedimento denominato DSA si propone l’ambizioso obiettivo di contrastare l’espansione e il proliferare dei contenuti non conformi al diritto nell’ambiente digitale. Nella sua analisi preliminare, la Commissione Europea si è trovata a designare inizialmente 19 piattaforme come VLOP, tra le quali spiccano nomi noti come Facebook, Instagram e TikTok insieme ad Amazon e Zalando. Successivamente alla prima selezione hanno aggiunto altre sei piattaforme dopo aver superato i 45 milioni di utenti attivi mensili; tali entità sono tenute a rispettare regole drasticamente più severe ed elaborate: ciò include la sorveglianza costante tramite apposite commissioni e un incremento nella trasparenza operativa.

Nonostante ciò, Zalando, uno dei protagonisti coinvolti nella questione della classificazione VLOP, è insorto contro tale decisione vantandosi delle sue peculiarità operative diverse dagli altri marchi classificati. Infatti dichiara di impiegare un modello commerciale misto in cui combinano prodotti propri con quelli forniti dai partner terzi per ridimensionare gli obblighi imposti dalla normativa vigente. Perciò contestano anche le metodologie utilizzate dalla Commissione nel conteggio degli utenti in quanto giudicate oscuranti ed incoerenti: ad esempio, sostengono che solo una parte limitata del loro volume commerciale possa essere pertinente ai criteri stabiliti nel DSA stesso.

Tuttavia, il Tribunale dell’UE, dopo aver esaminato il caso, non si è mostrato incline ad accogliere le obiezioni formulate dalla società chiamata in causa, ritenendo assolutamente valido il dato riportante gli oltre 83 milioni di iscritti attivi rispetto al misero numero citato da Zalando, pari a soli trenta milioni derivanti dalle vendite nel contesto del loro programma congiunto ai partner commerciali. La decisione dei magistrati si basa sull’osservazione che Zalando non disponeva della capacità necessaria per riconoscere, all’interno del vasto numero di 83 milioni di utenti attivi, quali tra essi fossero stati effettivamente soggetti alle comunicazioni fornite da venditori terzi.

## Le Implicazioni della Sentenza per il Settore dell’E-commerce

La sentenza rappresenta un duro colpo per Zalando e per altre piattaforme con modelli di business simili. Il verdetto emesso dal tribunale certifica che i servizi online ad alta affluenza di utenti sono obbligati a rispettare disposizioni legislative rigorose dettate dal DSA; tale considerazione si applica anche ai modelli d’attività ibridi.

Le ripercussioni della pronuncia potrebbero rivelarsi notevoli per il panorama dell’e-commerce poiché è prevedibile una crescita dei costi legati alla compliance normativa. Gli operatori saranno tenuti ad allocare maggiori fondi al fine di monitorare contenuti nocivi o illegali e mantenere elevati standard di trasparenza nelle loro procedure operative.
Inoltre, questa pronuncia potrebbe sconvolgere gli equilibri competitivi all’interno del medesimo settore. Le realtà più piccole dovrebbero trovarsi in posizione favorevole rispetto ai colossi informatici data l’esenzione dall’applicazione delle stesse regole severe destinate alle VLOP.

## La Reazione Di Zalando E Le Prospettive Future

Zalando ha manifestato il proprio disappunto riguardo alla conclusione giuridica raggiunta e prevede ora di ricorrere presso la Corte Europea di Giustizia affinché possa esaminare nuovamente il caso. La società ha criticato la valutazione dei giudici sul numero di utenti e ha affermato che il suo modello di business altamente curato non presenta un “rischio sistemico” di diffusione di contenuti dannosi o illegali da parte di terzi, come presunto per le VLOP.

La decisione finale sulla questione spetterà ora alla Corte di Giustizia dell’UE. Nel frattempo, Zalando dovrà conformarsi ai requisiti del DSA, il che potrebbe comportare costi aggiuntivi e modifiche al suo modello di business.
## Verso un Ecosistema Digitale Più Responsabile: Una Riflessione La vicenda di Zalando e del DSA solleva importanti questioni sulla regolamentazione del mondo digitale. Da un lato, è necessario proteggere gli utenti da contenuti illegali e dannosi e garantire la trasparenza delle operazioni delle piattaforme online. Dall’altro, è importante evitare di imporre oneri eccessivi alle aziende, che potrebbero soffocare l’innovazione e la concorrenza.
La sfida per i regolatori è trovare un equilibrio tra questi due obiettivi, creando un ecosistema digitale che sia al tempo stesso sicuro, trasparente e dinamico. La decisione riguardante il caso Zalando segna una tappa significativa verso un percorso ancora lungo e tortuoso da percorrere.

In tale contesto, l’automazione implica il ricorso ad algoritmi complessi insieme all’intelligenza artificiale per sorvegliare e filtrare le interazioni online, riducendo così il fabbisogno d’intervento umano. Un esempio basilare dell’automazione è fornito dai filtri antispam delle email; questi strumenti lavorano autonomamente per riconoscere ed eliminare comunicazioni non richieste.
Per quanto riguarda scenari più sofisticati come quello attinente a Zalando, possiamo ipotizzare l’adozione sistematica del machine learning. Tali tecnologie hanno il potenziale d’analizzare i beni offerti dai venditori terzi nella piattaforma: sono capaci quindi d’individuare gli articoli contrari alle leggi sul copyright oppure quelli collegati alla diffusione di contenuti illeciti. Inoltre, questi sistemi possono essere istruiti anche per scoprire recensioni distorte o ingannevoli; ciò contribuirà certamente a mantenere elevata la trasparenza e l’affidabilità della piattaforma stessa. Riflettiamo su questo punto: quale ruolo svolgerà l’automazione? Sarà capace davvero di conciliare la domanda crescente di norme con il bisogno imperioso di innovatori nel campo del commercio elettronico? Quali implicazioni si nascondono dietro l’uso crescente dell’intelligenza artificiale quando si tratta della moderazione dei contenuti online?
Un argomento sicuramente intricato, privo di risposte univoche. È cruciale proseguire in questo dibattito, affinché il panorama digitale evolva verso una dimensione che possa essere considerata come un luogo non solo di sicurezza ma anche di equità e sviluppo collettivo.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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