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- L'AGCM ha imposto a Meta di interrompere le nuove condizioni contrattuali dal 22 dicembre 2025.
- Meta non può escludere rivali nel settore chatbot AI, decisione presa a luglio 2025.
- La clausola "AI Providers" di Meta è in vigore dal 15 ottobre 2025.
Il provvedimento cautelare emanato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) costringe Meta a interrompere l’applicazione delle recenti condizioni contrattuali previste dai WhatsApp Business Solution Terms. Tale decisione, risalente al 22 dicembre 2025, intende mantenere la competitività nel settore dei chatbot AI generalisti ed evitare che la corporation possa escludere rivali dalla sua piattaforma chat. Questo scenario pone interrogativi fondamentali sull’accessibilità alle grandi piattaforme digitali e sul potere decisionale degli utenti.
## La genesi del provvedimento
La mossa dell’AGCM, giunta dopo una fase procedurale già avviata nel mese di luglio del medesimo anno, segna un capitolo significativo nella battaglia contro il presunto abuso da parte di Meta. All’inizio veniva contestato il fenomeno del tying, legando indebitamente WhatsApp alla propria intelligenza artificiale attraverso integrazioni forzate nell’applicativo comunicativo stesso. Il panorama si complica ulteriormente con l’espansione dell’istruttoria il successivo 25 novembre 2025, per abbracciare anche le modifiche recenti ai termini commerciali da essa introdotti con decorrenza dal 15 ottobre 2025. Contestualmente, è stato avviato un sub-procedimento per valutare l’adozione di misure cautelari.
La clausola “AI Providers”, introdotta da Meta, *proibisce ai fornitori di tecnologie e servizi basati su intelligenza artificiale di sfruttare o accedere alla piattaforma WhatsApp Business Solution, qualora tali innovazioni costituiscano la funzione primaria del servizio offerto agli utenti finali. L’AGCM ha evidenziato come questa clausola, unita alla discrezionalità di Meta nel definire cosa costituisca “AI primaria”, possa avere effetti escludenti per i concorrenti.

## Fumus boni iuris e periculum in mora
L’AGCM ha ritenuto sussistenti sia il fumus boni iuris che il periculum in mora, presupposti necessari per l’adozione di misure cautelari. Riguardo al fumus, l’Autorità ha individuato una probabile violazione dell’articolo 102 del TFUE collegata all’opposizione da parte di Meta all’accesso dei fornitori rivali nel settore degli AI Chatbot. Questa conclusione si fonda sull’influenza predominante esercitata da Meta nel panorama dei servizi messaggistici tramite app e implica che tale influenza sia intoccabile a causa degli effetti benefici derivanti dalle reti sociali, insieme agli elevati costi conseguenti a un eventuale cambio operatore (noti come costs of switching).
In merito al tema del periculum, l’AGCM considera che le azioni intraprese da Meta potrebbero compromettere gravemente le condizioni competitive esistenti nel settore degli AI Chatbot senza possibilità di recupero. Sono stati enfatizzati i mutamenti rapidi in atto sul mercato stesso; infatti, WhatsApp gioca un ruolo chiave per attrarre clienti nuovi; c’è anche la seria possibilità che gli utenti restino bloccati in determinate scelte comportamentali (fenomeno comunemente definito “lock-in”) con scarsa propensione a optare per alternative (un altro esempio dell’effetto “switching”).
## Contenuto della misura e implicazioni concorrenziali
Conseguentemente alla situazione descritta, questa ordinanza cautelare obbliga Meta a cessare istantaneamente tutte le pratiche relative alle nuove condizioni stabilite nei WhatsApp Business Solution Terms quando tali pratiche possono incidere sul contesto operativo italiano. L’obiettivo è consentire agli utenti di beneficiare dell’offerta di tutte le AI Chatbot generaliste che utilizzano WhatsApp e di ampliarla nel tempo.
L’intervento dell’AGCM sottolinea come, nell’ambito dei mercati dell’AI consumer, la competizione non si limiti alla sola qualità del modello, ma si estenda crucialmente all’accesso ai canali di distribuzione e alle infrastrutture che fungono da ponte tra il servizio e l’utente. In un mercato caratterizzato da forti effetti di rete e ingenti costi di switching, la capacità di rimanere integrati nell’ecosistema digitale di uso quotidiano dell’utente diventa una precondizione indispensabile per poter competere efficacemente.
## Verso un nuovo equilibrio nel mercato dell’AI conversazionale?
La decisione dell’AGCM rappresenta un punto di svolta nella regolamentazione del mercato dell’intelligenza artificiale conversazionale. L’Autorità ha riconosciuto l’importanza di garantire un accesso equo e non discriminatorio alle piattaforme digitali dominanti, al fine di preservare la concorrenza e tutelare la libertà di scelta degli utenti.
Meta ha annunciato ricorso contro il provvedimento, definendolo “infondato”. L’azienda sostiene che la crescente presenza di chatbot di intelligenza artificiale sulle sue API Business ha sovraccaricato i suoi sistemi e che WhatsApp non può essere considerata un “app store di fatto”. Tuttavia, l’AGCM appare determinata a non rimanere inerte, consapevole che la dinamicità di un mercato emergente può essere profondamente influenzata dalle scelte architetturali relative all’accesso e dalle clausole contrattuali che agiscono simultaneamente su offerta e domanda.
## Riflessioni conclusive: l’AI tra innovazione e controllo
L’intervento dell’AGCM nel caso Meta-WhatsApp solleva interrogativi fondamentali sul ruolo delle autorità di regolamentazione nel governo dell’innovazione tecnologica. Da un lato, è necessario promuovere lo sviluppo e la diffusione dell’intelligenza artificiale, incentivando la concorrenza e la creatività. Dall’altro, è indispensabile prevenire abusi di posizione dominante e comportamenti anticoncorrenziali che possano limitare la libertà di scelta degli utenti e soffocare l’innovazione. Nell’attuale panorama tecnologico, si evidenziano ruoli imprescindibili assunti da automazione, scalabilità produttiva e trasformazione digitale. Innanzitutto, l’automazione non si limita a semplificare le operazioni aziendali; essa promette anche una giustizia nel mercato. Quando una compagnia preponderante ricorre all’automazione per escludere concorrenti dal mercato stesso, questa tecnologia diventa uno strumento foriero di dominio. Di conseguenza, la scalabilità svolge un ruolo vitale: non deve rappresentare un limite alle opzioni degli utenti ma piuttosto rivelarsi come una possibilità per offrire soluzioni AI sempre più adattate ai bisogni individuali. Una riflessione su questo tema rimanda alla necessità della responsabilità nella digitalizzazione: senza principi fondanti come la trasparenza o l’equità nella sua implementazione possono sorgere rischi non trascurabili. La trasformazione digitale, infine, richiede un esame critico dei suoi effetti sociali ed economici; solo così sarà possibile assicurarsi che essa promuova realmente il progresso umano anziché agire come ostacolo.
Un caso emblematico riguarda l’impiego degli algoritmi di machine learning*, concepiti per monitorare possibili comportamenti anticoncorrenziali nei contesti delle piattaforme digitali. Tali sistemi sono in grado di esaminare dettagli quali dati d’uso, tariffe applicate e condizioni contrattuali: quest’analisi potrebbe evidenziare irregolarità significative o avvisare riguardo a potenziali abusi legati alla posizione dominante.
Alla luce degli eventi recenti tra Meta-WhatsApp emerge una questione fondamentale: quale tipo d’intelligenza artificiale desideriamo inserire nel tessuto sociale attuale? Preferiamo un’AI caratterizzata da libertà e apertura – capace quindi d’incoraggiare tanto innovazioni quanto creatività – oppure una forma selettiva sotto il controllo esclusivo dei colossi tecnologici? In quest’ultimo scenario si prospetterebbe una restrizione alle scelte individuali associate all’utente ed una soffocante stagnazione innovativa. La risposta definitiva a questo interrogativo influenzerà non soltanto l’avvenire del mercato dell’intelligenza artificiale ma anche quello della società digitale nella sua interezza.








