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- Nel 2026 il Regno Unito userà l'AI per i richiedenti asilo.
- Su 100 casi, 22 valutati adulti erano minori.
- L'AI standardizza, velocizza e scala la verifica dell'età.
Il Regno Unito si appresta a sperimentare l’intelligenza artificiale (AI) per la verifica dell’età dei richiedenti asilo, una mossa che solleva interrogativi sull’efficacia e l’etica dell’applicazione di tali tecnologie in contesti delicati. L’iniziativa, annunciata dal ministro dell’Immigrazione Angela Eagle, prevede l’utilizzo di sistemi di stima dell’età basati sull’analisi delle caratteristiche facciali, addestrati su milioni di immagini.
## La genesi della decisione
La decisione di adottare l’AI per la verifica dell’età è maturata in un contesto di crescente pressione sul sistema di immigrazione britannico. Un rapporto del capo ispettore per l’immigrazione, David Bolt, ha evidenziato le criticità nelle procedure di valutazione dell’età dei nuovi arrivati, sottolineando come valutazioni errate possano esporre sia i minori che gli adulti a rischi significativi. Il rapporto ha rivelato che, in un campione di 100 casi, 22 persone inizialmente valutate come adulte dall’Home Office sono state successivamente riconosciute come minori dalle autorità locali.
La ministra Eagle ha motivato la scelta dell’AI come l’opzione più efficiente in termini di costi, sottolineando la capacità della tecnologia di fornire una stima dell’età con un grado di accuratezza noto. Tuttavia, esperti e organizzazioni per i diritti dei rifugiati hanno espresso preoccupazioni riguardo all’affidabilità e all’equità di tali sistemi.

## Dettagli e implicazioni
Il governo britannico prevede di avviare una fase di sperimentazione della tecnologia e di procedere con un’implementazione su larga scala nel 2026. La tecnologia utilizzata è già impiegata nel settore privato, ad esempio da banche e rivenditori online, per verificare l’età degli acquirenti di prodotti soggetti a restrizioni. L’Home Office intende sfruttare l’esperienza e gli investimenti del settore privato in questo campo.
Tuttavia, l’adozione dell’AI solleva diverse questioni. Innanzitutto, l’accuratezza dei sistemi di stima dell’età basati sull’analisi facciale è ancora oggetto di dibattito. Studi hanno dimostrato che tali sistemi possono essere influenzati da fattori come l’etnia, il genere e le condizioni ambientali. In secondo luogo, l’utilizzo di tali tecnologie potrebbe violare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo, in particolare il diritto alla privacy e alla dignità.
Il capo esecutivo del Refugee Council, Enver Solomon, ha espresso forti riserve sull’utilizzo dell’AI, sottolineando i rischi di valutazioni errate e le implicazioni etiche e di equità.
## Le criticità del sistema attuale
Il rapporto di David Bolt ha messo in luce le debolezze del sistema attuale di valutazione dell’età, evidenziando come valutazioni basate su “caratteristiche fisiche generiche” e sulla “mancanza di curiosità” degli ufficiali dell’immigrazione possano portare a errori significativi. Il rapporto ha inoltre criticato la pratica di far firmare ai migranti dichiarazioni sull’età senza assicurarsi che ne comprendano appieno il significato.
Il governo ha accettato tutte le otto raccomandazioni formulate da Bolt, tra cui l’aumento della formazione per gli ufficiali dell’immigrazione e il miglioramento della comunicazione. Tuttavia, resta da vedere se queste misure saranno sufficienti a garantire un sistema di valutazione dell’età più equo e accurato.
## Riflessioni conclusive: tra automazione e umanità
L’iniziativa del governo britannico rappresenta un esempio emblematico delle sfide e delle opportunità legate all’applicazione dell’AI in contesti sociali complessi. Se da un lato l’automazione dei processi può contribuire a migliorare l’efficienza e a ridurre i costi, dall’altro è fondamentale garantire che tali tecnologie siano utilizzate in modo responsabile ed etico, nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone.
L’automazione, nel contesto della verifica dell’età dei richiedenti asilo, si inserisce in un quadro più ampio di trasformazione digitale dei servizi pubblici. L’obiettivo è quello di ottimizzare i processi e ridurre i tempi di attesa, ma è essenziale che l’efficienza non vada a scapito della qualità e dell’equità.
Un concetto base di automazione, in questo contesto, è la standardizzazione dei processi. L’AI, in teoria, dovrebbe applicare criteri uniformi nella valutazione dell’età, riducendo la discrezionalità degli operatori umani e minimizzando il rischio di errori soggettivi.
Un concetto avanzato è la scalabilità produttiva. L’AI, una volta addestrata, può elaborare un numero elevato di richieste in tempi rapidi, consentendo di gestire flussi migratori complessi in modo più efficiente.
Tuttavia, è cruciale ricordare che l’AI è uno strumento, non una soluzione magica. La sua efficacia dipende dalla qualità dei dati su cui è addestrata, dalla trasparenza degli algoritmi e dalla supervisione umana. Affidarsi ciecamente alla tecnologia, senza considerare le implicazioni etiche e sociali, può portare a conseguenze indesiderate.
*L’ironia della situazione è palpabile*: si cerca una soluzione tecnologica a un problema che ha radici profonde nella politica e nella società. L’AI, in questo caso, rischia di diventare un alibi per evitare di affrontare le vere cause dell’immigrazione e della difficoltà di integrazione.