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Ai in Cina: l’ortodossia è aggirabile?

Pechino impone test ideologici ai chatbot, ma la rigidità potrebbe frenare l'innovazione e spingere i più esperti a trovare 'vie di fuga' tecnologiche.
  • La Cina impone test ideologici ai chatbot per aderire ai valori del socialismo.
  • Le Misure provvisorie richiedono dati di addestramento che promuovano verità e obiettività.
  • Il 26 luglio la Cina ha pubblicato un piano per la governance globale dell'AI.
  • La Cina mira a controllare contenuti che sovvertano il potere statale, come le secessioni.
  • Xi Jinping paragona lo sviluppo incontrollato dell'AI a guidare senza freni.

## La Cina stringe la morsa sull’intelligenza artificiale: un equilibrio tra innovazione e controllo politico

La Repubblica Popolare Cinese sta implementando normative severe sull’intelligenza artificiale, motivata dal timore che questa possa minacciare il potere del Partito Comunista. Pur riconoscendo l’importanza dell’IA per la crescita economica e militare, il governo cinese sta filtrando i dati di addestramento, imponendo test ideologici ai chatbot e richiedendo l’etichettatura dei contenuti per controllare risposte potenzialmente destabilizzanti e punire l’uso improprio. Questo approccio mira a bilanciare l’innovazione con un rigido controllo politico, con potenziali ripercussioni sulla competitività globale della Cina nel settore dell’IA. Il leader cinese Xi Jinping ha sottolineato i “rischi senza precedenti” dell’IA, paragonando il suo sviluppo incontrollato a “guidare su un’autostrada senza freni”.

La Cina ha formalizzato regole, sviluppate in collaborazione con aziende del settore IA, per garantire che i chatbot siano addestrati su dati filtrati politicamente e superino test ideologici prima del rilascio pubblico. Le autorità mirano a regolamentare l’IA senza soffocare l’innovazione, il che potrebbe relegare la Cina a un ruolo di secondo piano rispetto agli Stati Uniti nella corsa globale all’IA.

## Censura by Design: il modello cinese di governance dell’IA

Invece di una singola legge completa sull’IA, come l’AI Act adottato nell’Unione Europea, la Cina ha costruito una fitta rete di norme amministrative e obblighi a livello di piattaforma che costituiscono un regime di governance de facto. In particolare, la principale normativa cinese che disciplina l’IA generativa – intitolata Misure provvisorie per la gestione dei servizi di IA generativa – richiede ai fornitori di sostenere i “valori fondamentali del socialismo”. Ciò include la restrizione di contenuti che potrebbero sovvertire il potere statale, incitare alla secessione o interrompere l’ordine economico e sociale.

Le Misure provvisorie per la gestione dei servizi di IA generativa impongono inoltre che i dati di addestramento aderiscano a rigorosi standard ideologici, promuovendo ufficialmente “verità”, “accuratezza” e “obiettività”, richiedendo al contempo che i dati di addestramento non producano modelli che sfidino l’ordine esistente, danneggino l’immagine della Cina, generino informazioni “dannose” o contravvengano alla morale, all’etica o ai costumi sociali.
Questi requisiti sono rafforzati da vaghi concetti legali in Cina come “ordine sociale” e “moralità sociale”, che l’amministrazione e i tribunali interpretano ampiamente e consentono un’ampia applicazione discrezionale. Queste regole – insieme all’uso improprio delle disposizioni sul copyright, che le autorità cinesi utilizzano non solo per reprimere le violazioni dei diritti, ma anche per sopprimere discorsi politicamente scomodi incorporati nei media generati dagli utenti – si traducono in un sistema di censura by design. Questo sistema è rafforzato da ampie leggi nazionali, tra cui la legge sulla sicurezza nazionale e la legge sulla sicurezza informatica.

## La corsa globale alla governance dell’IA: un confronto tra modelli

Mentre l’attenzione si concentra su chi costruirà i modelli più potenti, la Cina ha già compiuto progressi significativi in una competizione diversa e consequenziale: la corsa a plasmare la governance globale dell’IA. Su questo fronte, l’agenda di Pechino solleva preoccupazioni significative sulla libertà di espressione in tutto il mondo. Questa spinta riecheggia lo sforzo pluriennale della Cina per influenzare gli standard tecnici internazionali e promuovere obiettivi di governance autoritaria di Internet. Il 26 luglio, la Cina ha pubblicato il suo Piano d’azione globale per la governance dell’IA, un’ambiziosa tabella di marcia che – in tandem con le sue altre proposte come l’Organizzazione mondiale per la cooperazione sull’intelligenza artificiale – cerca di posizionare Pechino come architetto delle regole internazionali sull’IA. In superficie, il linguaggio del piano suona ben intenzionato. Secondo Pechino, l’IA dovrebbe essere un “bene pubblico per la comunità internazionale”, governato in nome della “sicurezza” e del beneficio condiviso.

Tuttavia, le democrazie hanno molte ragioni per diffidare degli sforzi della Cina per plasmare la governance globale dell’IA. La Cina mantiene già un sistema di rigida censura online attraverso il suo Great Firewall, e questi sforzi vengono replicati nel dominio dell’IA costruendo un regime di censura anticipatoria e subordinando le tecnologie dell’informazione all’ideologia statale.

## Riflessioni conclusive: verso un modello democratico di governance dell’IA
La Cina sta implementando normative severe sull’intelligenza artificiale, motivata dal timore che questa possa minacciare il potere del Partito Comunista. Pur riconoscendo l’importanza dell’IA per la crescita economica e militare, il governo cinese sta filtrando i dati di addestramento, imponendo test ideologici ai chatbot e richiedendo l’etichettatura dei contenuti per controllare risposte potenzialmente destabilizzanti e punire l’uso improprio. Questo approccio mira a bilanciare l’innovazione con un rigido controllo politico, con potenziali ripercussioni sulla competitività globale della Cina nel settore dell’IA.

In questo scenario, è fondamentale che le democrazie articolino una visione alternativa per la governance dell’IA, centrata sulla protezione dei diritti fondamentali e della libertà di espressione. Ciò significa riconoscere il ruolo centrale che i contenuti generati dall’IA svolgeranno nell’accesso alle informazioni e all’espressione in futuro, e garantire che tali contenuti siano protetti dal diritto fondamentale alla libertà di parola.

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Amici lettori, riflettiamo un attimo. L’automazione, in fondo, è semplicemente la capacità di far fare alle macchine ciò che prima facevamo noi. La scalabilità produttiva è l’abilità di aumentare la produzione senza aumentare proporzionalmente i costi. La trasformazione digitale è l’integrazione di tecnologie digitali in tutti gli aspetti di un’azienda. Nel caso dell’IA cinese, vediamo come l’automazione (l’IA stessa) è usata per scalare la produzione di contenuti, ma con un forte controllo ideologico.

E ora, una nozione più avanzata: l’IA generativa può essere vista come un sistema complesso che richiede una governance multilivello. Non basta regolamentare gli algoritmi; bisogna considerare i dati di addestramento, le interfacce utente e gli impatti sociali. La Cina sta cercando di creare un sistema chiuso, mentre le democrazie dovrebbero puntare a un sistema aperto, trasparente e responsabile.

Pensiamoci: vogliamo un futuro in cui l’IA ci dice cosa pensare, o un futuro in cui l’IA ci aiuta a pensare meglio?


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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