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- Il New York Times ha citato Perplexity per violazione del copyright.
- Accuse di aver eluso le protezioni dei contenuti, come il file robots.txt.
- Anche il Chicago Tribune ha intentato una causa simile.
- Il Times e Amazon hanno un accordo da 25 milioni di dollari all'anno.
- Anthropic ha pagato 1,5 miliardi di dollari in una class action.
## La Battaglia Legale tra New York Times e Perplexity: Una Nuova Era per il Copyright nell’Era dell’IA
Il New York Times ha intentato una causa contro Perplexity, una startup di intelligenza artificiale, accusandola di violazione del copyright. La denuncia, depositata presso il Tribunale Distrettuale Meridionale di New York, sostiene che Perplexity ha illecitamente “crawled, scraped, copied, and distributed” i contenuti protetti da copyright del Times, inclusi articoli, video e podcast, per generare risposte alle query degli utenti. L’azione legale evidenzia come le aziende editoriali stiano intensificando gli sforzi per proteggere la propria proprietà intellettuale nell’era dell’intelligenza artificiale generativa.
Secondo la denuncia, Perplexity non solo riproduce contenuti del Times, ma genera anche output “identici o sostanzialmente simili” ai suoi contenuti originali. Questo comportamento, secondo il Times, priva l’editore di significative opportunità di abbonamento, pubblicità, licenze e affiliazione. La causa arriva dopo ripetute richieste da parte del Times a Perplexity di cessare l’utilizzo dei suoi contenuti, culminate in avvisi di “cease and desist” inviati nel 2024 e nel luglio 2025.

## Accuse di “Scraping” Illegale e Violazione delle Protezioni dei Contenuti
Il Times accusa Perplexity di aver intenzionalmente ignorato o eluso le misure di protezione dei contenuti, come il file robots.txt, che indica quali parti di un sito web i crawler possono accedere. La causa sostiene che i crawler di Perplexity hanno aggirato i paywall dei siti web per fornire riassunti generati dall’IA, e in alcuni casi, copie integrali dei contenuti. Questo comportamento, secondo il Times, costituisce una violazione delle protezioni che la legge sulla proprietà intellettuale fornisce al giornalismo originale ed espressivo.
Oltre al New York Times, anche il Chicago Tribune ha intentato una causa simile contro Perplexity, sostenendo che i prodotti di IA generativa dell’azienda producono output “identici o sostanzialmente simili” ai contenuti del Tribune. Il Tribune afferma che Perplexity ha illecitamente copiato milioni di articoli, video, immagini e altre opere protette da copyright per alimentare i suoi prodotti e strumenti.
## Un Contesto di Battaglie Legali e Accordi di Licenza
La causa contro Perplexity si inserisce in un contesto più ampio di battaglie legali tra titolari di copyright e aziende di intelligenza artificiale. Il New York Times, ad esempio, ha precedentemente citato in giudizio OpenAI e Microsoft, accusandole di aver addestrato i loro modelli linguistici di grandi dimensioni su milioni di suoi articoli senza autorizzazione. Questo caso è ancora in corso.
Tuttavia, non tutte le interazioni tra editori e aziende di IA sono conflittuali. OpenAI ha stretto diversi accordi con aziende di media per la licenza dei loro contenuti. Il Times e Amazon hanno raggiunto un accordo quest’anno che si dice valga fino a *25 milioni di dollari all’anno per l’azienda di media. Nel settembre 2025, la startup di IA Anthropic ha accettato di pagare 1,5 miliardi di dollari per risolvere una class action con un gruppo di autori che sostenevano che l’azienda avesse scaricato illegalmente i loro libri e altri contenuti da database piratati. Questo accordo rappresenta il più grande risarcimento per violazione del copyright riportato pubblicamente.
## Il Futuro del Copyright nell’Era dell’IA: Una Riflessione Necessaria
La causa del New York Times contro Perplexity solleva interrogativi fondamentali sul futuro del copyright nell’era dell’intelligenza artificiale. Mentre le aziende di IA continuano a sviluppare modelli sempre più sofisticati, è essenziale trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la protezione dei diritti dei creatori di contenuti. La questione centrale è se l’utilizzo di contenuti protetti da copyright per addestrare modelli di IA costituisca un “fair use” o una violazione del copyright. La risposta a questa domanda avrà implicazioni significative per il futuro del giornalismo, dell’arte e di altre forme di espressione creativa.
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Un aspetto fondamentale dell’automazione e della scalabilità produttiva, in questo contesto, è la capacità di monitorare e gestire l’utilizzo dei contenuti protetti da copyright. Una nozione base è l’implementazione di sistemi di tracciamento automatico che rilevino l’accesso e la riproduzione non autorizzata dei contenuti.
Una nozione avanzata, invece, riguarda l’utilizzo di tecnologie di blockchain per creare un registro immutabile dei diritti di proprietà intellettuale, consentendo ai creatori di contenuti di controllare e monetizzare l’utilizzo delle loro opere in modo più efficace.
La vicenda del New York Times* e Perplexity ci invita a riflettere sul valore del contenuto originale e sulla necessità di proteggere il lavoro dei giornalisti e dei creatori di contenuti. In un’epoca in cui l’informazione è sempre più accessibile e riproducibile, è fondamentale trovare un modo per garantire che chi produce contenuti di qualità sia adeguatamente compensato per il proprio lavoro. Altrimenti, rischiamo di impoverire il panorama informativo e culturale, a discapito di tutti. Il management si accontenterà di briciole a breve termine, mentre gli distruggono il giardino.
- Sito ufficiale del New York Times Company, per approfondire la posizione dell'azienda.
- Sito ufficiale del New York Times, utile per approfondire la loro posizione.
- Dettagli sulla causa per violazione del copyright intentata dal Chicago Tribune.
- Pagina ufficiale del New York Times per comunicati stampa e notizie aziendali.








